Ogni anno migliaia di cittadini, dopo lunghi periodi di detenzione cautelare o di arresti domiciliari, vengono riconosciuti innocenti. L’abuso della carcerazione preventiva, nel nostro paese, è storia di tutti i giorni e si assiste frequentemente a vicende giudiziarie che si concludono con la scarcerazione solo dopo la conclusione del processo. Questo sistema è ingiusto e sbagliato perché la pena va scontata solo dopo una sentenza di condanna in via definitiva, e mai prima. Le statistiche del Ministero della Giustizia parlano chiaro: siamo di fronte a una limitazione della libertà personale, con pesanti risvolti nella vita, gli affetti, il lavoro di chi subisce un’ingiusta condanna.

Prima ancora che il processo, che di suo è già una pena, si concluda, accade che la vita di un uomo e la sua reputazione vengano sottoposti al pubblico ludibrio e polverizzati dalla gogna mediatica.
La legge certamente prevede strumenti a tutela di coloro che subiscono e/o hanno subito ingiuste carcerazioni, ma gli indennizzi previsti sono poca cosa rispetto all’immane danno morale e materiale di chi ha subito.
Anche se sono trascorsi molti anni, emblematica rimane la vicenda di Enzo Tortora, accusato da un pentito di associazione camorristica e traffico di droga, accuse rivelatesi successivamente infondate. Il noto presentatore televisivo subì 1769 giorni di un enorme sopruso che gli sconvolse la vita e lo portò alla morte.